Fratelli maggiori più intelligenti? Merito dei genitori

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Secondo uno studio scozzese, il maggior impegno profuso dai genitori nei confronti del primo figlio porterebbe quest’ultimo ad avere un quoziente d’intelligenza e risultati lavorativi migliori rispetto al secondogenito. La ricerca condotta presso l’Università di Edimburgo sembra dare una validità scientifica alla teoria secondo cui i figli maggiori sarebbero più intelligenti rispetto ai fratelli più piccoli.

Lo studio, diffuso anche sul Journal of Human Resources, è giunto a questa conclusione al termine di diversi esami che hanno testato le facoltà cognitive dei soggetti interessati, come la lettura dei testi, il riconoscimento delle immagini e la decriptazione di schemi logici. E quanto è emerso è appunto che in tutti i campi, a parità di età e competenze, i figli maggiori hanno dato risultati migliori rispetto a quelli più piccoli.

Secondo i ricercatori, la chiave di tutto ciò è da ricercare nel diverso atteggiamento fatto proprio dai genitori, che sono più incentivati a investire nell’educazione del primo figlio. Ciò non avviene certo perché vogliano meno bene al secondo o terzo figlio, ma perché è la predisposizione naturale che li induce ad avere molte più attenzioni e manie nell’educazione del primogenito rispetto ai figli successivi.

Il fatto che con gli altri figli si abbia meno tempo e voglia di dare attenzioni, si riverbera inevitabilmente sul calo di stimoli, che a sua volta porta i figli più piccoli ad avere una minore possibilità di coltivare i propri talenti. I primi nati sembrano avere infatti un quoziente d’intelligenza superiore e stipendi più elevati una volta cresciuti, mentre i figli minori, per quanto economicamente meno abbienti, sembrano essere più forti dal punto di vista dell’indipendenza (e questo è dovuto sempre allo stesso motivo, ovvero che, avendo ricevuto meno attenzioni dai genitori, in loro si rafforza la convinzione del doversela cavare da soli).

La Dottoressa Ana Nuevo-Chiquero, responsabile dello studio, ha spiegato: “I nostri risultati suggeriscono che l’ampio divario nel comportamento dei genitori nei confronti dei figli sia una spiegazione accettabile per le differenze educative e di risultati lavorativi riscontrati in base all’ordine di nascita”.

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