Aborto, la vittoria del Sì in Irlanda influenzerà i Paesi Ue più conservatori?

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Quando il giorno prima i sondaggi prevedevano una vittoria schiacciante del Sì sull’abrogazione dell’ottavo emendamento della Costituzione irlandese, gli attivisti non osavano ancora sperare. Ma quando iniziò il conteggio dei voti, divenne subito chiaro che un forte cambiamento nell’opinione pubblica sull’aborto aveva avuto luogo.

Giovani e anziani, donne e uomini, cittadini urbani e rurali avevano deciso che la compassione e la cura dovevano essere i valori che regolano la salute e i diritti riproduttivi delle donne, con l’eliminazione della coercizione e dell’abuso.

Con l’abrogazione dell’ottavo emendamento prima della fine di quest’anno, il primo ministro irlandese Leo Varadkar si è impegnato a fornire una legislazione che legalizzi l’assistenza all’aborto su indicazione di una donna nel primo trimestre di gravidanza, allineandola alla maggior parte dei paesi europei. Le vite delle donne cambieranno in meglio.

Ma il Sì avrà delle ripercussioni al di fuori dell’Irlanda, portando ancora più in risalto i valori anomali dell’Europa, rappresentati da quei paesi che ancora rifiutano di porre fine alle gravidanze forzate, limitando l’accesso alle cure legali e sicure per l’aborto nella misura in cui è praticamente inaccessibile alla maggior parte delle donne.

Nell’Irlanda del Nord, alle donne e alle ragazze viene negato l’aborto anche se sono state violentate, sono vittime di incesto o hanno avuto una diagnosi di anormalità fetale. Mentre le celebrazioni hanno preso il via in Irlanda questo fine settimana, gli attivisti britannici hanno giustamente intensificato le loro richieste al governo e all’esecutivo dell’Irlanda del Nord di riconoscere che questo non è più sostenibile e seguire l’esempio dell’Irlanda.

In Polonia, la legislazione sull’assistenza all’aborto è tra le più restrittive in Europa. Il governo polacco ha compiuto sforzi costanti per limitarne ulteriormente l’accesso al fine di costringere le donne a restare in gravidanza contro la loro volontà. La speranza è che l’esempio irlandese invii un segnale forte alle autorità polacche.

Mentre l’Italia ha richiesto che le cure per l’aborto siano disponibili per tutte le donne da quando è stato legalizzato nel 1978, la realtà nel 2018 è la diffusa e crescente negazione delle cure da parte di molti medici (oltre il 90% dei ginecologi si rifiuta di fornire cure per l’aborto in alcune regioni italiane); ciò significa che gli aborti non sicuri e illegali sono in aumento, con conseguenze talvolta letali.

Queste sono alcune delle battaglie future, in un’Europa in cui forze conservatrici retrograde collaborano con i governi di destra per negare alle donne questo sacrosanto diritto. Gli attivisti di base, le ONG e i singoli cittadini saranno sostenuti dal cambiamento storico avvenuto in Irlanda. Non potrebbe esserci segnale più chiaro che gli europei sono allineati nel sostenere l’assistenza all’aborto sulla base dei valori di uguaglianza di genere e solidarietà.

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