Adozioni internazionali in Italia: numeri in netto calo

bambini russiSono sempre meno le coppie italiane, così come quelle europee, che decidono di ricorrere all’adozione internazionale: se nel 2010 si registravano 4.130 casi di bambini stranieri accolti tra le braccia di famiglie italiane, nel 2015 il fenomeno ha riguardato soltanto 2.100 casi. Un dimezzamento bello e buono di un fenomeno che, col passare del tempo, pare coinvolgere un numero sempre minore di persone.

Sono molti i motivi che potrebbero risiedere dietro questo trend al ribasso, come ad esempio l’aumento delle persone che anziché adottare decidono di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita; ma tra le cause di questo netto cambio di passo ci sono sicuramente anche il miglioramento delle condizioni dei minori nei Paesi più poveri del Pianeta (Paesi su cui si incentrano da sempre questo tipo di adozioni), la complessità della burocrazia da affrontare e, non di meno, gli elevati costi e le interminabili attese con cui le famiglie si ritrovano a combattere ogni qualvolta si entra nei meccanismi tipici di un’adozione.

Del resto la crisi globale che tiene sotto scacco i Paesi più industrializzati del mondo mal si concilia con i costi, spesso esorbitanti, che sono strettamente legati a un’adozione internazionale: tra il viaggio nel Paese di adozione, le spese di soggiorno, gli onorari da pagare ai legali e le imposte da adempiere per questo o quel balzello burocratico; e poi ancora le spese per assumere un interprete e quelle necessarie per pagare l’Ente che segue le dinamiche dell’adozione confluiscono inevitabilmente in quella che è una spesa totale davvero dura da affrontare.

Basti anche solo pensare che per adottare un bambino dalla Russia sono necessarie ben quattro trasferte, mentre per il Brasile bisogna fare i conti con un’attesa che generalmente non è inferiore ai due mesi di tempo; per non parlare poi della burocrazia farraginosa che ostacola adozioni tessute nei confronti di bimbi provenienti dall’Etiopia, dal Mali, dalla Colombia e dalla Repubblica del Congo.

Insomma, un po’ le spese e un po’ la burocrazia stanno letteralmente falcidiando un settore che andrebbe invece sostenuto con il massimo della volontà. Perchè qui parliamo non di mera economia, ma di un ambito in cui a rimetterci è la dignità dei più piccoli!

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