Cortisone in gravidanza: si può prendere?

Il cortisone in gravidanza può essere assunto o è meglio evitare? Sappiamo che durante i mesi di gestazione è meglio evitare di utilizzare farmaci se non strettamente necessari e, solo sotto stretto controllo medico.

cortisone in gravidanza

Questo perché molte delle sostanze presenti all’interno dei farmaci attraversano la placenta e arrivano al feto, provocando potenzialmente dei danni al futuro nascituro. I cortisonici in gravidanza possono essere usati? Quali sono i rischi? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

A cosa serve il cortisone?

Il cortisone è un tipo di ormone steroideo prodotto naturalmente dalle ghiandole surrenali, che sono situate sopra i reni. Questo ormone appartiene alla classe più ampia degli steroidi chiamati corticosteroidi, svolge diverse funzioni nel corpo umano e ha effetti su vari processi fisiologici.

È noto per la sua capacità di ridurre l’infiammazione nel corpo, viene utilizzato per trattare patologie come artrite, tendinite, asma e malattie autoimmuni.  Influisce sul metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine, aiutando a regolare i livelli di zucchero nel sangue e il giusto equilibrio di liquidi ed elettroliti all’interno del corpo.

Inoltre, è anche coinvolto nella risposta dell’organismo allo stress, aumenta i livelli di energia e attenzione, in particolare, in caso di pericolo.

Quanto cortisone si può assumere in gravidanza?

Il cortisone viene utilizzato per trattare moltissimi disturbi di varia natura, ma in gravidanza è meglio ponderarne l’utilizzo. L’uso di cortisoni nelle donne incinta dipende dal tipo di problema da trattare, dallo stato di salute generale e dal trimestre di gravidanza nel quale ci si trova.

Un farmaco molto utilizzato è quello a base di prednisone come il Deltacortene, considerato “sicuro” nelle donne in gravidanza nel dosaggio massimo giornaliero di 20 mg.

C’è poi il betametasone, principio attivo del Bentelan, che causa meno effetti collaterali, motivo per il quale è anche il più prescritto nel primo trimestre e, in casi eccezionali, anche nel terzo trimestre di gravidanza. La valutazione rischi/benefici e il dosaggio devono sempre essere fatti dal medico curante o dal ginecologo.

Cortisone in gravidanza si o no?

Come qualsiasi farmaco in gravidanza, l’uso dei cortisonici in gravidanza possono generare preoccupazioni e molto dubbi, soprattutto, se il trattamento ha una durata a medio o lungo termine. L’assunzione deve avvenire sotto supervisione medica per verificare la possibile comparsa di effetti collaterali o controindicazioni che possono mettere in pericolo la donna e il futuro bambino.

Ci sono medicinali che destano meno preoccupazioni, come il paracetamolo in gravidanza, che può essere assunto con meno rischi. Per questa ragione è quello comunemente prescritto alle donne incinta in caso di presenza di disturbi o malesseri durante i mesi di gestazione.

Il cortisone in gravidanza potrebbe essere necessario in presenza di allergie gravi, asma bronchiale, dermatite infiammatori e altre patologie che non è possibile gestire con farmaci blandi o rimedi naturali.

Controindicazioni ed effetti collaterali del cortisone in gravidanza

L’uso di cortisonici in gravidanza possono portare alla comparsa di alcuni effetti collaterali tra cui:

  • Aumento di peso
  • Gonfiore a piedi e caviglie
  • Ipertensione
  • Ritenzione idrica.

Inoltre, l’uso prolungato di cortisone in gravidanza può aumentare il rischio di diabete gestazionale e influenzare la crescita e sviluppo del feto. Per cui è fondamentale assumerlo seguendo le indicazioni del medico ed evitando somministrazioni e dosaggi fai da te.

Quali sono le alternative al cortisone durante la gravidanza?

In sostituzione del cortisone si può valutare l’assunzione di altri farmaci, ma bisogna fare attenzione, perché anche alcuni medicinali come FANS e antibiotici, possono avere effetti collaterali importanti e portare rischi al feto.

Per le allergie, invece, ci sono antistaminici considerati più sicuri e potrebbero essere presi in considerazione, ma sarà, in ogni caso, il medico a decidere il trattamento migliore.

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